Il filosofo di campagna, partitura ms. F-Pn, 1755 (Il filosofo)

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 EUGENIA e RINALDO
 
 EUGENIA
 Misera a che m'indusse
1165un eccesso d'amor! Tremo, pavento.
 Parlar mi sento al core
 giustamente sdegnato il genitore.
 RINALDO
 Datevi pace, alfine
 siete con chi v'adora;
1170siete mia sposa.
 EUGENIA
                                Ah non lo sono ancora.
 RINALDO
 Venite al tetto mio; colà potrassi
 compire al rito e con gl'usati modi
 celebrare i sponsali.
 EUGENIA
                                       Ove s'intese
 che onesta figlia a celebrare andasse
1175dello sposo in balia nozze furtive!
 No non fia ver Rinaldo;
 ponetemi in sicuro;
 salvatemi l'onore
 o pentita ritorno al genitore.
 RINALDO
1180Tutto farò per compiacervi o cara;
 elegete l'albergo ove pensate
 d'esser più sicura.
 L'onor vostro mi cale, io n'avrò cura.
 
 SCENA II
 
 LA LENA e detti
 
 LENA
 Questa, se non m'inganno,
1185di don Tritemio è la figliuola.
 EUGENIA
                                                        Dite
 pastorella gentile, è albergo vostro
 questo di dove uscite?
 LENA
                                           Sì signora.
 EUGENIA
 Altri vi son?
 LENA
                          Per ora
 altri non v'è che io
1190ed un uomo da ben qual è mio zio.
 EUGENIA
 Siete voi maritata?
 LENA
 Sono fanciulla ancora
 ma d'esserla son stanca.
 RINALDO
 (Sia malizia o innocenza ella è assai franca).
 EUGENIA
1195D'una grazia pregarvi
 vorrei se nol sdegnate.
 LENA
 Dite pur, comandate.
 EUGENIA
 Vorrei nel vostro tetto
 passar per un momento.
 LENA
1200Sola passate pur, che mi contento.
 RINALDO
 Perché sola? Son io
 pastorella gentil il di lei sposo.
 LENA
 Davvero. Compatite,
 ho ancor qualche sospetto,
1205perché non la menate al vostro tetto?
 RINALDO
 Vi dirò...
 EUGENIA
                    Non ancora
 son contratti i sponsali.
 Correr una buggia lasciar non voglio.
 LENA
 Me n'avvidi che v'era qualche imbroglio.
 EUGENIA
1210Deh per pietà vi prego...
 LENA
 Che sì, che al genitore
 l'avete fatta bella?
 EUGENIA
 Amabil pastorella
 voi non sapete il core
1215quanto altero comandi il dio d'amore.
 LENA
 (Mi fa pietà). Sentite,
 v'offro l'albergo mio ma con un patto
 che subito sul fatto,
 in mia presenza e d'altro testimonio
1220si faccia e si concluda il matrimonio.
 EUGENIA
 Sì sì ve lo prometto;
 andiam nel vostro tetto, se v'aggrada.
 LENA
 Precedetemi voi, questa è la strada.
 EUGENIA
 Andiam Rinaldo amato.
1225L'innocente desio seconda il fato.
 
    Che più bramar poss'io?
 Che più dal cielo aspetto?
 Andrò col mio diletto
 la pace ad incontrar.
 
1230   Del genitore alfine
 si placherà lo sdegno.
 Amor prenda l'impegno
 quest'alma a consolar.
 
 SCENA III
 
 RINALDO e LA LENA
 
 RINALDO
 Ninfa gentile, al vostro amor son grato,
1235in braccio al mio contento
 per voi andrò...
 LENA
                               Fermatevi un momento.
 Se grato esser volete
 qualche cosa potete
 fare ancora per me.
 RINALDO
                                       Che non farei
1240per chi fu sì pietosa a' desir miei?
 LENA
 Son contadina, è vero,
 ma ho massime civili e buona dote,
 son di Nardo nipote,
 maritarmi vorrei con civiltà,
1245da voi che siete un cavalier compito
 secondo il genio mio spero marito.
 RINALDO
 Ritrovar si potrà.
 LENA
                                  Ma fate presto,
 se troppo in casa resto
 col zio, che poco pensa alla nipote,
1250perdo e consumo invan la miglior dote.
 
    Ogn'anno passa un anno,
 l'età non torna più;
 passar la gioventù
 io non vorrei così,
1255ci penso notte e dì.
 
    Vorrei un giovinetto
 civile, graziosetto,
 che non dicesse no,
 quando io gli chiedo un sì.
 
 SCENA IV
 
 RINALDO solo
 
 RINALDO
1260Di Nardo nell'albergo,
 che fu già mio rival, ci porta il fato
 ma Nardo ho ritrovato
 meco condiscendente e non pavento
 ed ho cor d'incontrare ogni cimento.
 
1265   Guerrier che valoroso
 nell'assalir si veda
 quand'ha in poter la preda
 perderla non saprà.
 
    Pianti, fatiche e pene
1270mi costa l'idol mio
 e il barbaro fato e rio
 tormela non potrà.
 
 SCENA V
 
 DON TRITEMIO e poi LENA
 
 DON TRITEMIO
 Figlia figlia sgraziata,
 dove sei? Non ti trovo; ah se Rinaldo
1275mi capita alle mani
 lo vuo' sbranar come fa l'orso i cani;
 invan l'ho ricercato al proprio albergo;
 sa il cielo se il briccon se l'ha nascosta
 o se via l'ha menata per la posta.
1280Son fuor di me; son pieno
 di rabbia e di veleno.
 Se ti trovassi ti farei pentire,
 ti vuo' trovar, se credo di morire.
 LENA
 Signor, che cosa avete
1285che su le furie siete?
 Fin là dentro ho sentito
 che siete malamente inveperito.
 DON TRITEMIO
 Ah son assassinato.
 M'han la figlia involato,
1290non la trovo, non so dove ella sia.
 LENA
 E non v'è altro?
 DON TRITEMIO
                                Una minchioneria.
 LENA
 Eugenia vostra figlia
 è in sicuro signor, ve lo prometto,
 è collo sposo suo nel nostro tetto.
 DON TRITEMIO
1295Là dentro?
 LENA
                       Signorsì.
 DON TRITEMIO
 Con lo sposo?
 LENA
                            Con lui.
 DON TRITEMIO
                                             Ma Nardo adunque...
 LENA
 Nardo mio zio l'ha caro,
 per ordin suo vo a prender il notaro.
 
 SCENA VI
 
 DON TRITEMIO, poi NARDO
 
 DON TRITEMIO
 Oh questa sì ch'è bella;
1300Nardo, a cui l'ho promessa,
 me l'ha fatta involar. Per qual ragione?
 Sì sì l'ha fatta da politicone.
 Eugenia non voleva...
 Rinaldo pretendeva...
1305Ei l'ha menata via;
 anche questa sarà filosofia.
 NARDO
 Io crepo dalle risa,
 oh che caso ridicolo e giocondo,
 oh, che gabbia de pazzi è questo mondo.
 DON TRITEMIO
1310(Eccolo qui l'amico).
 NARDO
                                        (Ecco il buon padre).
 DON TRITEMIO
 Galantuomo, che fa la figlia mia?
 NARDO
 Bene al comando di vossignoria.
 DON TRITEMIO
 Rapirmela mi pare
 una bella insolenza.
 NARDO
1315La cosa è fatta e vi vorrà pazienza.
 DON TRITEMIO
 E lei quella sfacciata
 cosa dice di me?
 NARDO
                                 Non dice niente.
 DON TRITEMIO
 Non teme il padre?
 NARDO
                                      Non l'ha neanco in mente.
 DON TRITEMIO
 Basta, chi ha fatto il male
1320farà la penitenza.
 Dote non ne darò certo certissimo.
 NARDO
 Sì sì fate benissimo.
 Stimo que' genitori
 cui profitan dei figli anco gl'errori.
 DON TRITEMIO
1325Dov'è? La vuo' veder.
 NARDO
                                          Per ora no.
 DON TRITEMIO
 Eh lasciatemi andar...
 NARDO
                                           Ma non si può.
 DON TRITEMIO
 La volete tener sempre serrata?
 NARDO
 Sì finch'ella è sposata.
 DON TRITEMIO
 Questa è una mala azion che voi mi fate.
 NARDO
1330No caro amico non vi riscaldate.
 DON TRITEMIO
 Mi riscaldo perché
 si poteva con me meglio trattare.
 Se l'aveva promessa,
 lo sposo aveva le ragioni sue.
 NARDO
1335I sposi erano due;
 v'erano dei contrasti, onde per questo
 quel che aveva più amor fatto ha più presto.
 DON TRITEMIO
 Io l'ho promessa a voi.
 NARDO
 Ma lei voleva il suo Rinaldo amato.
 DON TRITEMIO
1340Ma questo...
 NARDO
                          Orsù quello ch'è stato è stato.
 DON TRITEMIO
 È ver; non vuo' impazzire.
 L'ho trovata alla fine e ciò mi basta.
 Doppo il fatto si loda.
 Chi l'ha avuta l'ha avuta e se la goda.
 
1345   Da me non speri
 d'aver un soldo
 se il manigoldo
 vedessi lì.
 
    Se se n'è andata,
1350se si è sposata
 da me non venga,
 non verrò qui.
 
    Chi ha avuto ha avuto,
 chi ha fatto ha fatto,
1355non son sì matto,
 non vuo' gettare,
 non vo' dottare
 la figlia ardita
 che se n'è gita
1360da me così.
 
 SCENA VII
 
 NARDO, poi LENA e CAPOCCHIO
 
 NARDO
 A Rinaldo per ora
 basterà la consorte,
 poi doppo la sua morte il padre avaro
 a suo dispetto lascierà il denaro.
 LENA
1365Venite a stipulare
 delle nozze il contratto.
 CAPOCCHIO
 Eccolo qui, l'avevo mezzo fatto.
 NARDO
 Andate in casa mia,
 l'opera terminate.
1370L'ordine seguitate
 di due sponsali in un contratto espressi
 colle stesse notizie, i nomi stessi.
 CAPOCCHIO
 Sì signor si farà
 ma poi chi pagherà.
 NARDO
                                       Bella domanda!
1375Pagherà chi è servito e chi comanda.
 LENA
 Sentite, se si fa
 la scrittura in casa mia
 voglio la sensaria.
 CAPOCCHIO
                                   Come?
 LENA
                                                   Dirò,
 se mi mariterò
1380come spero di farlo prestamente,
 la scrittura m'avete a far per niente. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 NARDO e CAPOCCHIO
 
 CAPOCCHIO
 Vostra nipote è avara, come va.
 NARDO
 Credetemi, lo fa senza malizia,
 delle donne è un costume l'avarizia.
 CAPOCCHIO
1385Son lente nello spendere,
 egli è vero; ma son leste nel prendere.
 
    Voi che filosofo
 chiamato siete
 dirmi saprete
1390come si dia
 di simpatia
 forza e virtù.
 
    La calamita
 tira l'acciaro.
1395Tira l'avaro
 l'oro ancor più.
 
 SCENA IX
 
 NARDO, poi LESBINA
 
 NARDO
 Nato son contadino,
 non ho studiato niente
 ma però colla mente
1400tallor filosofando a discrezione
 trovo di molte cose la ragione
 e vedo chiaramente
 che interesse, superbia, invidia e amore
 hanno la fonte lor nel nostro core.
 LESBINA
1405Ma caperi! Si vede
 affé che mi volete poco bene.
 Nel giardino vi aspetto e non si viene?
 NARDO
 Un affar di premura
 m'ha trattenuto un poco.
1410Concludiam se volete in questo loco.
 LESBINA
 Il notaro dov'è?
 NARDO
                                Là dentro, ei scrive
 il solito contratto
 e si faranno i due sponsali a un tratto.
 LESBINA
 Ma se Eugenia fuggì...
 NARDO
                                           Fu ritrovata,
1415là dentro è ricovrata
 e si fa con Rinaldo l'istromento.
 LESBINA
 Don Tritemio che dice?
 NARDO
                                              Egl'è contento.
 LESBINA
 Dunque quand'è così facciamo presto.
 Andiam caro sposino.
 NARDO
1420Aspettate Lesbina anche un pochino.
 LESBINA
 (Non vorrei che venisse...)
 NARDO
                                                   A me, badate;
 prima che mia voi siate
 a voi vo' render note
 alcune condizioni sopra la dote.
 LESBINA
1425Qual dote dar vi possa
 voi l'intendeste già.
 Affetto ed onestà,
 modesta ritrosia
 ed un poco di buona economia.
 NARDO
1430Così mi basta; e appunto
 di questo capital che apprezzo molto
 intendo ragionar.
 LESBINA
                                   Dunque v'ascolto.
 NARDO
 In primis, che l'affetto
 non sia troppo né poco
1435perché il poco non basta e il troppo annoia
 e la mediocrità sempre è una gioia.
 LESBINA
 Come ho da regolarmi
 per star lontana dagl'estremi?
 NARDO
                                                         Udite,
 per fuggir ogni lite,
1440siate amorosa, se il marito è in vena;
 non lo state a seccar se ha qualche pena.
 LESBINA
 Così farò.
 NARDO
                     Sul punto
 dell'onestà
 non v'è mediocrità. Sia bella o brutta,
1445la sposa d'un sol uom dev'esser tutta.
 Circa l'economia potrete qui
 regolarvi così:
 del marito il voler seguire ognora
 e non far la padrona e la dottora.
 LESBINA
1450Così farò; son della pace amica;
 obbedirvi sarà minor fatica.
 NARDO
 Or mi sovvien che un altro capitale
 mi offeriste di lingua.
 LESBINA
                                           È ver.
 NARDO
                                                         Se questo
 mi riuscirà molesto
1455in un più necessario il cambierò.
 LESBINA
 Ho inteso il genio vostro.
 Non vi sarà pericolo
 che vi voglia spiacer neanche in un picolo.
 NARDO
 Quand'è così mia cara
1460porgetemi la mano.
 LESBINA
                                       Eccola pronta.
 NARDO
 Del nostro matrimonio
 invochiamo Cupido in testimonio.
 LESBINA
 
    Lieti canori augelli
 che tenerelli amate,
1465deh testimon voi siate
 del mio sincero amor.
 
 NARDO
 
    Alberi, piante e fiori,
 i vostri ascosi ardori
 insegnin a due sposi
1470il naturale amor.
 
 LESBINA
 
    Par che l'augel risponda:
 «Ama lo sposo ognor».
 
 NARDO
 
    Dice la terra e l'onda:
 «Ama lo sposo ancor».
 
 LESBINA
 
1475   La rondinella
 vezzosa e bella
 il suo compagno
 cercando va.
 
 NARDO
 
    L'olmo e la vite,
1480due piante unite
 ai sposi insegnino
 la fedeltà.
 
 LESBINA
 
    Io son la rondinella
 ed il rondon tu sei.
 
 NARDO
 
1485Tu sei la vitte bella,
 io l'olmo esser vorrei.
 
 LESBINA
 
    Rondone fido
 nel caro nido
 vieni, t'aspetto.
 
 NARDO
 
1490Prendimi stretto,
 vite amorosa,
 diletta sposa.
 
 A DUE
 
    Soave ardore,
 felice amore,
1495alma del mondo,
 vita del cor.
 
    No non si trova,
 no non si prova
 più bella pace,
1500più caro ardor.
 
 SCENA X
 
 DON TRITEMIO
 Diamine, che ho sentito?
 Di Lesbina il marito
 pare che Nardo sia.
 Che la filosofia
1505colle ragioni sue
 accordasse ad un uom sposarne due?
 Quel che pensar non so;
 all'uscio picchierò, verranno fuori;
 scoprirò i tradimenti e i traditori.
 
 SCENA XI
 
 LA LENA e detto
 
 LENA
1510Chi è qui?
 DON TRITEMIO
                       Ditemi presto,
 cosa si fa là dentro?
 LENA
 Finito è l'istromento;
 si fan due matrimoni.
 Tra gl'altri testimoni,
1515che sono cinque o sei,
 se comanda venir sarà anco lei.
 DON TRITEMIO
 Questi sposi quai son?
 LENA
                                            La vostra figlia
 col cavalier Rinaldo.
 DON TRITEMIO
 Cospetto mi vien caldo.
 LENA
1520E l'altro padron mio
 è la vostra Lesbina con mio zio.
 DON TRITEMIO
 Come? Lesbina? Oimè no non lo credo.
 LENA
 Eccoli tutti quattro.
 DON TRITEMIO
                                      Ahi cosa vedo.
 EUGENIA
 
    Ah genitor perdona.
 
 RINALDO
 
1525Suocero per pietà.
 
 LESBINA
 
    Sposa signor io sono.
 
 NARDO
 
 Quest'è la verità.
 
 DON TRITEMIO
 
    Perfidi scelerati
 vi siete accomodati?
1530Senza la figlia resto,
 senza la sposa resto,
 che bella carità.
 
 LENA
 
    Quando di star vi preme
 con una sposa assieme
1535ecco per voi son qua.
 
 DON TRITEMIO
 
    Per far dispetto a lei,
 per disperar colei,
 Lena mi sposerà.
 
 TUTTI
 
    Sia per diletto,
1540sia per dispetto,
 amore al core
 piacer darà.